Rabbia e impulsività in pazienti con obesità candidati alla chirurgia bariatrica: uno studio osservazionale <br> Moretti P.¹, Zebi L.¹

Rabbia e impulsività in pazienti con obesità candidati alla chirurgia bariatrica: uno studio osservazionale
Moretti P.¹, Zebi L.¹

1: LIRPA Laboratorio Italiano Ricerca in Psicologia Analitica Roma

Key words: Obesità, disturbi dell’alimentazione, DAI, impulsività, rabbia, STAXI-2, BIS-11

Abstract: L’obesità è frequentemente associata a disturbi psichiatrici, in particolare disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA), come il disturbo da alimentazione incontrollata (DAI). L’impulsività e la difficoltà nella regolazione della rabbia sono aspetti clinici rilevanti. Obiettivi: Valutare la presenza di DNA e comorbidità psichiatriche in pazienti obesi e indagare i domini di rabbia e impulsività con i test STAXI-2 e BIS-11. Metodi: Sono stati reclutati 219 pazienti presso due centri clinici. È stata effettuata una valutazione psichiatrica strutturata e somministrata una batteria testistica. Risultati: I pazienti con DNA presentano maggiori livelli di impulsività e rabbia rispetto a quelli senza DNA. Conclusioni: Una valutazione multidimensionale e testistica può aiutare a riconoscere vulnerabilità cliniche rilevanti nella gestione dell’obesità.

1. Introduzione

L’obesità è una condizione multifattoriale, generalmente definita da un indice di massa corporea (BMI) pari o superiore a 30 kg/m² (Cornier, 2022), e rappresenta un problema crescente per la salute pubblica del mondo occidentale. Negli ultimi anni, la prevalenza dell’obesità è aumentata in modo significativo: nel 2014, il 14,9% delle donne e il 10,8% degli uomini risultavano obesi, con un incremento dell’IMC medio da 22 kg/m² nel 1975 a 24 kg/m² (NCD RiskFactor Collaboration, 2016; Semlitsch et al., 2019).

La letteratura suggerisce un legamebidirezionaletraobesity e disturbspsychiatric, in particolare con idisturbidellanutrizione e dell’alimentazione (DNA).I pazienti obesi, rispetto alla popolazione generale, mostrano frequentemente tratti psicopatologici e caratteristiche cognitive specifiche, tra cui bassa autostima, insoddisfazione corporea e impulsività (Bibiloni et al., 2017; Giel et al., 2017; Slabá et al., 2020). Al contempo, nei soggetti affetti da gravi disturbi psichiatrici si osserva un rischio aumentato di sindrome metabolica, associata a sovrappeso e obesità addominale, e quindi a patologie cardiovascolari (Avila et al., 2015). L’obesità ha un impatto significativo anche sulla qualità della vita e sul funzionamento globale dell’individuo (Taylor et al., 2013).
All’interno dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA) del DSM-5-TR, il disturbo da alimentazione incontrollata (DAI) mostra una correlazione diretta con l’obesità. In questo contesto, l’impulsività, spesso associata alla foodaddiction, rappresenta un fattore di vulnerabilità rilevante. I pazienti con DAI presentano frequentemente una spiccata sensibilità alla ricompensa e una minore inibizione comportamentale (Boswell&Grilo, 2021; Hauck et al., 2020). È stato inoltre rilevato, attraverso studi di neuroimaging, che nei soggetti obesi si osserva una ridotta attivazione del nucleo caudato in risposta a cibi ad alta densità calorica, suggerendo un’alterazione dei circuiti della ricompensa (Babbs et al., 2013; Green et al., 2011; Stice et al., 2008).

In tale contesto, le dimensioni psicopatologiche impulsività e rabbia assumono un ruolo psicopatologico rilevante.L’impulsività è definita come la difficoltà a inibire comportamenti automatici e la propensione a privilegiare ricompense immediate rispetto a benefici futuri (Sarwer et al., 2019). Le persone impulsive tendono a seguire diete ipercaloriche e di scarsa qualità (Bénard et al., 2019).
La rabbia, altro costrutto rilevante in questo contesto, è uno stato affettivo negativo che si accompagna ad attivazione fisiologica, pensieri autoriferiti e tendenza all’aggressività (Berkowitz&Harmon-Jones, 2004). Essa gioca un ruolo determinante nella genesi e nella prognosi dei DNA (Dingemans et al., 2016; Walenda et al., 2021). Nei pazienti con DAI in comorbidità con depressione atipica, si osservano livelli elevati di rabbia (Güngör et al., 2020).
Il trattamento dell’obesità è multidisciplinare e prevede modifiche comportamentali, dietetiche, attività fisica, terapie farmacologiche e chirurgia bariatrica (Semlitsch et al., 2019). Quest’ultima, sviluppatasi a partire dalla metà del secolo scorso, è oggi riservata alle forme gravi di obesità e in presenza di comorbidità significative, e ha dimostrato un’efficacia duratura nella riduzione ponderale (Phillips &Shikora, 2018; O’Brien et al., 2019). La chirurgia bariatrica, oltre alla perdita di peso, può indurre miglioramenti psicologici significativi, inclusa la riduzione della rabbia (Roberts, 2021).

Alla luce della stretta relazione tra obesità e psicopatologia, una valutazione psichiatrica preoperatoria rappresenta un passaggio fondamentale nel percorso bariatrico. Tale valutazione consente di escludere la presenza di disturbi come il BingeEating, controindicazione all’intervento, e di identificare vulnerabilità psicopatologiche potenzialmente compromettenti nel follow-up post-chirurgico (Athanasiadis et al., 2021). Inoltre, consente di analizzare comportamenti alimentari disfunzionali anche in chiave transnosografica.

Materiali e Metodi

Lo studio prende in esame un campione di 219 pazienti obesi, valutati presso gli ambulatori della S.C. di Psichiatria, Psicologia Clinica e Riabilitazione Psichiatrica dell’Azienda Ospedaliera/Università di Perugia e presso il Centro DAI e Obesità di Città della Pieve. Sono incluse due popolazioni di pazienti obesi. La prima è costituita da soggetti candidati alla chirurgia bariatrica, valutati presso gli ambulatori della S.C. di Psichiatria, Psicologia Clinica e Riabilitazione Psichiatrica dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria di Perugia. I pazienti sono stati sottoposti a valutazione psichiatrica tra gennaio 2022 e aprile 2024. L’invio alla valutazione psichiatrica è avvenuto come parte integrante del protocollo preoperatorio, in collaborazione con la Sezione di Chirurgia Generale e d’Urgenza.
I criteri di inclusione erano: età ≥18 anni, buona comprensione della lingua italiana (orale e scritta) e indicazione alla chirurgia bariatrica. La valutazione, effettuata da un’équipe multidisciplinare, prevedeva un colloquio clinico per l’individuazione di disturbi psichiatrici e comportamenti alimentari disfunzionali, affiancato dalla somministrazione di strumenti psicometrici:
– SCID-5-CV e SCID-5-PD per l’identificazione dei principali disturbi psichiatrici e di personalità.
– BES, BULIT-R e BSQ per l’individuazione di disturbi dell’alimentazione.
– STAXI-2 e BIS-11 per la valutazione della rabbia e dell’impulsività.
È stata compilata una scheda anamnestica standardizzata contenente: età, sesso, titolo di studio, stato civile, occupazione, familiarità per obesità e disturbi psichiatrici, presenza di comorbidità organiche e assunzione di terapie farmacologiche.
La seconda popolazione è costituita da pazienti obesi afferenti al Centro DAI e Obesità di Città della Pieve (Umbria), seguiti in regime ambulatoriale, semiresidenziale o residenziale. Anche per questi pazienti è stata raccolta un’anamnesi strutturata e somministrata una batteria testistica identica a quella del primo gruppo. Verranno analizzate le caratteristiche clinico-anamnestiche dei due gruppi, insieme ai risultati dei test BIS-11 e STAXI-2, con particolare attenzione alle differenze tra pazienti con e senza DNA
Le analisi statistiche sono state condotte utilizzando il software SPSS versione 26.0. Sono state effettuate analisi descrittive (media, deviazione standard, frequenze), test bivariati (χ² per variabili categoriali; t-test o Mann-Whitney per variabili continue) per confronti tra gruppi.

3. Risultati

Sono state reclutate per questo studio 219 persone, di cui 160 donne (73.1%) e 59 uomini (26.9%); di questi, 42 (19.2%) sono stati reclutati presso il Centro DAI e Obesità di Città della Pieve, 177 (80.8%) sono invece pazienti che afferivano agli Ambulatori della Sezione di Psichiatria, Psicologia Clinica e Riabilitazione Psichiatrica dell’Azienda Ospedaliera/Università degli Studi di Perugia.

Per ciò che concerne le variabili demografiche e anamnestiche (età, sesso, istruzione, storia lavorativa, stato civile, anamnesi psichiatrica, prevalenza di utilizzo di farmaci psichiatrici, presenza di terapie organiche), non sono state evidenziate differenze statisticamente significative fra i due gruppi. Analizzando la popolazione nel suo complesso, la popolazione ha un’età media di 47.89 ± 11.383 anni, con un minimo di 18 anni e un massimo di 71.

È possibile evidenziare come ben 67 pazienti su 219 (30.6%) riferivano di essere disoccupati e di non aver mai lavorato. La tabella 1.1 riassume le varie occupazioni riscontrate nell’intera popolazione dello studio.

Tabella 1.1: tipo di occupazione
Frequenza Percentuale
Valido Disocuppato/a 30 13,7
Libero professionista 15 6,8
Imprenditore/Imprenditrice 6 2,7
Lavoratore/Lavoratrice dipendente 94 42,9
Casalingo/a 36 16,4
Pensionato/a 20 9,1
Studente/Studentessa 10 4,6
Totale 211 96,3
Mancante 8 3,7
Totale 219 100,0

Solo 24 pazienti (11.0%) avevano un titolo di studio superiore al diploma. Il 30.1% dei soggetti era celibe o nubile e non era stato sposato in precedenza (n=66). Ben 114 pazienti riportavano una anamnesi familiare positiva per obesità (52.1%). Inoltre, 142 pazienti (64.8%) mostravano comorbidità organiche connesse con l’obesità. Il 28.8% dei pazienti (n=63) assumeva terapia psichiatrica al momento della valutazione. Non è stata evidenziata una differenza statisticamente significativa fra le medie dei BMI dei due gruppi (rispettivamente 42.87 ± 6.508 nel gruppo di Perugia, 44.26 ± 8.702 nel gruppo di Città della Pieve). Tuttavia, i pazienti del gruppo di Perugia presentavano più frequentemente un BMI>40, indice di un’obesità di IIIo grado (p=0.011, 82.8% vs 63.4%).

Seppure i due gruppi non mostrassero una differenza statisticamente significativa per ciò che concerne la frequenza complessiva di precedenti diagnosi psichiatriche, il gruppo del Centro DAI e Obesità di Città della Pieve mostrava più frequentemente rispetto ai pazienti di Perugia anamnesi positiva per depressione (p=0.002, 47.6% vs 22.0%) e per DNA (p<0.001, 61.9% vs 16.1%). Anche per quel che riguarda la valutazione testistica sono presenti differenze: I pazienti di Città della Pieve mostravano punteggi alla BSQ significativamente più alti rispetto ai pazienti di Perugia; in particolare, la BSQ mostrava una possibilità di dismorfismo corporeo “assente” solo in 2 pazienti appartenenti al gruppo di Città della Pieve (P=0.011, 4.8% vs 23.8%). Non si riscontravano differenze significative invece nei punteggi della BES e della BULIT-R.

Sono state inoltre riscontrate differenze nelle diagnosi finali: in maniera prevedibile, i pazienti di Città della Pieve presentavano più frequentemente una diagnosi di DNA (p<0.001, 69.0% vs 30.7%); tuttavia, non c’erano differenze statisticamente significative fra i due gruppi nelle altre diagnosi psichiatriche. Le tabelle 1.2 e 1.3 mostrano le principali diagnosi psichiatriche riscontrate nei due sottocampioni.

Tabella1.2: Diagnosi finale psichiatricaCittàdellaPieve
Frequenza Percentuale
Valido Totale 42 100,0
Nessuna 29 69,0
DisturbodepressivoMaggiore 4 9,5
DisturbodepressivomaggioreDisturbod’ansia NAS 2 4,8
Disturbodepressivomaggiore e Disturbo di Panico 2 4,8
Disturbodell’umore NAS 1 2,4
Disturbodepressivomaggiorericorrente in remissioneParziale 1 2,4
Disturbodepressivomaggioreepisodiosingolo in remissionecomplete 1 2,4
Disturboossessivo-compulsivo e Disturbo di Personalità NAS 1 2,4
PTSD 1 2,4
Tabell a1.3: Diagnosi finale psichiatricanelgruppo di Perugia
Frequenza Percentuale Percentualevalida
Valido Nessuna 125 73,1 72,5
Disturbo borderline di personalità 6 3,5 4,7
Disturbonarcisistico di personalità 4 2,8 2,9
Disturbodepressivopersistente 4 2,3 2,3
Disturboossessivo-compulsivo di personalità 3 2,3 2,3
Disturbo di panico 3 1,7 1,8
Disturbodell’adattamentosenzaaltraspecificazione 2 1,1 1,2
Disturboparanoide di personalità 2 1,1 1,2
Disturbobipolaretipo 2 2 1,1 1,2
Disturbo di personalitàossessivo-compulsivo 2 1,1 1,2
Disturbobipolaretipo II e Disturbo borderline di personalità 2,00
Disturbodipendente di personalità 1 1,1 1,2
Disturbo da abuso di alcool 1 1,1 1,2
Disturbod’ansiageneralizzato 1 ,6 ,6
Disabilitàintellettivamoderata 1 ,6 ,6
Disturbodepressivomaggiorericorrente in remissioneparziale 1 ,6 ,6
Disturbodepressivomaggioreepisodiosingolo in remissionecompleta 1 ,6 ,6
Disturbobipolare tipo1 1 ,6 ,6
Disturboschizoaffettivocronico 1 ,6 ,6
Disturboschizoaffettivo di tipo misto 1 ,6 ,6
Disturbodepressivo di personalità 1 ,6 ,6
Disturboistrionico di personalità 1 ,6 ,6
Schizofrenia/psicosi 1 ,6 ,6
Disturbod’ansiacas e Disturbo da fobiaspecificasituazionale 1 ,6 ,6
Disturbo borderline di personalità e Disturbo di Panico 1,00
Disturbo borderline di personalità e Disturbod’ansiageneralizzato 1,00
Disturbodipendente di personalità e Disturbodepressivopersistente 1,00
Disturboossessivo-compulsivo di personalità e Disturbodepressivopersistente 1,00
Disturbo borderline di personalità e Disturbopassivo-aggressivo di personalità 1,00
Disturbonarcisistico di personalità e Disturboossessivo-compulsivo di personalità 1,00
Totale 171 96,6 100,0
Mancante Drop-out 6 3,4
Totale 177 100,0

Analizzando il campione di pazienti obesi nella sua completezza, il 37.6% dei pazienti aveva una diagnosi di DCA. Inoltre, 58 pazienti (27.4%) avevano una diagnosi psichiatrica, esclusi i DCA. I pazienti con DCA presentavano molto molto più frequentemente comorbidità psichiatriche rispetto ai pazienti senza DCA (43.8% vs 17.4%, p<0.001).

I risultati dei test STAXI-2 e BIS-11 sono stati analizzati in una sottopopolazione di pazienti di Perugia a cui sono stati somministrati questi test a partire dal 2023 (46 pazienti). Le tabelle 1.4 e 15 riassumono tutti i punteggi delle sottoscale di questi due test nel gruppo di Perugia e nel gruppo di Città della Pieve.

Tabell1.4:resultantdei test STAXI-2 e BIS-11 neipatient del gruppo di CittàdellaPieve
Minimo Massimo Media Deviazione std.
Valorenumericoattenzione 5 18 9,80 2,757
Valorenumerico imp. Cognitive 4 10 6,40 1,516
Valorenumerico imp. Motoria 7 21 14,15 3,255
Valorenumericoperseveranza 4 12 7,10 2,010
Valorenumericoautocontrollo 9 20 13,80 3,307
Valorenumericocomplessitàcognitiva 7 18 12,38 2,133
Impulsivitàmotoria 10 24 16,10 3,536
Impulsivitàattentive 15 31 21,28 3,909
Impulsività da non pianificazione 19 34 26,08 4,474
Valoretotalealla BIS-11 48 86 63,30 9,332
Qual è ilvalore T dellarabbia di stato? 34 53 37,50 5,262
Qual è ilvalore T del Sentirerabbia? 24 33 25,60 2,318
Qual è ilvalore T del Sentire come esprimererabbiaverbalmente? 24 33 25,45 2,531
Qual è ilvalore T del Sentire come esprimererabbiafisicamente? 24 31 24,42 1,238
Qual è ilvalore T dellarabbia di tratto? 28 49 35,60 4,181
Qual è ilvalore T dellarabbiatemperamento? 23 35 25,70 2,356
Qual è ilvalore T dellarabbiareazione? 23 32 26,53 2,276
Qual è ilvalore T dell’Espressionedellarabbiaall’esterno? 23 40 32,28 3,374
Qual è ilvalore T delldell’Espressionedellarabbiaall’interno? 26 48 36,31 5,212
Qual è ilvalore T del Controllodellarabbiaall’esterno? 29 47 39,05 4,286
Qual è ilvalore T del Controllodellarabbiaall’interno? 31 50 39,49 4,471
Qual è ilvalore T dell’Indice ER? 32 80 57,31 10,640
Tabella1.5: risultatidei test STAXI-2 e BIS-11 neipazienti del gruppo di Perugia
Minimo Massimo Media Deviazione std.
Valorenumericoattenzione 4 18 8,48 3,089
Valorenumerico imp. cognitiva 3 12 5,24 1,689
Valorenumerico imp. Motoria 6 21 12,98 3,088
Valorenumericoperseveranza 4 11 6,35 1,622
Valorenumericoautocontrollo 7 18 11,96 3,018
Valorenumericocomplessitàcognitiva 7 20 12,26 2,832
Impulsivitàmotoria 8 24 13,59 3,879
Impulsività attentive 11 26 19,33 3,712
Impulsività da non pianificazione 15 37 24,09 4,727
Valoretotalealla BIS-11 37 83 57,35 9,967
Qual è ilvalore T dellarabbia di stato? 29 54 36,33 4,033
Qual è ilvalore T del Sentirerabbia? 24 33 25,22 1,849
Qual è ilvalore T del Sentire come esprimererabbiaverbalmente? 23 33 24,93 1,831
Qual è ilvalore T del Sentire come esprimererabbiafisicamente? 24 27 24,22 ,629
Qual è ilvalore T dellarabbia di tratto? 29 47 35,98 4,626
Qual è ilvalore T dellarabbiatemperamento? 23 30 25,22 1,941
Qual è ilvalore T dellarabbiareazione? 23 33 26,85 2,494
Qual è ilvalore T dell’Espressionedellarabbiaall’esterno? 23 49 32,52 4,108
Qual è ilvalore T delldell’Espressionedellarabbiaall’interno? 27 47 35,63 5,114
Qual è ilvalore T del Controllodellarabbiaall’esterno? 29 47 39,57 4,334
Qual è ilvalore T del Controllodellarabbiaall’interno? 22 53 40,48 6,124
Qual è ilvalore T dell’Indice ER? 35 85 54,28 12,633

Sono state riscontrate differenze statisticamente significative nei due gruppi nella differenza fra le medie delle sottoscale della BIS-11 A (p=0.041), Ic (p=0.001), Ac (p=0.008), e nei fattori di secondo ordine IM (p=0.002), IA (p=0.020) e nonP (p=0.049), oltre che nel punteggio totale del test (p=0.006). Non ci sono invece differenze significative nel punteggio totale e nelle sottoscale della STAXI-2 fra i due gruppi.

Confrontando i pazienti con diagnosi di DNA e i pazienti senza diagnosi di DNA, si riscontra che i pazienti con diagnosi di DNA mostrano punteggi più alti a diverse sottoscale della BIS-11, in particolare le sottoscale della BIS-11 A (p=0.002), Ic (p=0.007), P (p=0.024), Ac (p=0.031), Cc (p=0.028), i fattori di secondo ordine IM (p<0.001), IA (p=0.027), Non P (p=0.002), oltre che nel punteggio totale (p<0.001). Inoltre, i pazienti con diagnosi di DNA mostrano punteggi più elevati alla STAXI-2 nelle sottoscale S-Ang (p=0.028), S-Ang/S (p=0.029) e S-Ang/V (p=0.025).

4. Discussione

Il campione del nostro studio è composto principalmente da donne. Questo dato è influenzato dal fatto che l’obesità è più frequente nelle donne rispetto agli uomini nella maggior parte dei paesi e che, inoltre, le donne tendono più frequentemente a cercare aiuto nella gestione del peso, accedendo così più facilmente ai percorsi di diagnosi e trattamento (Cooper et al. 2021; Raspa et al. 2024).
Nel campione analizzato, solo una bassa percentuale di pazienti possedeva un’istruzione superiore al diploma. Questo risultato è in linea con studi precedenti che evidenziano come i tassi più elevati di obesità si verifichino tra le popolazioni con livelli di povertà e di istruzione inferiori (Drewnowski et al. 2004). È noto, infatti, che alimenti ad alta densità energetica come cereali raffinati, zuccheri aggiunti e grassi rappresentano opzioni più economiche per il consumatore.
Non è di semplice interpretazione il dato relativo agli elevati livelli di disoccupazione e alla consistente quota di pazienti celibi/nubili nel nostro campione. Tali dati potrebbero riflettere l’impatto dell’obesità sul funzionamento interpersonale e sociale, considerato che lo stigma associato al peso corporeo può influenzare negativamente anche l’accesso alle cure e rappresentare una barriera al trattamento efficace (Puhl et al. 2023).
La presenza di disturbi del comportamento alimentare (DCA) nei soggetti obesi risulta elevata. Studi clinici confermano questa associazione: un’indagine su 1383 individui con disturbi alimentari ha evidenziato che l’87% degli individui con Disturbo da BingeEating aveva sofferto di obesità nel corso della propria vita (Villarejo et al. 2012); analogamente, un’analisi su un campione nazionale rappresentativo di 9282 individui ha rilevato che il 42% di coloro che avevano avuto un Disturbo da BingeEating erano obesi al momento della valutazione (Hudson et al. 2007). I dati del nostro studio sono in linea con tali evidenze.
Un precedente studio italiano su 871 pazienti candidati alla chirurgia bariatrica ha rilevato una prevalenza di disturbi psichiatrici del 55,1%, superiore rispetto a quanto osservato nel nostro campione (Barbuti et al. 2022). Tuttavia, l’assesment psicodiagnostico utilizzato in quello studio differisce da quello adottato nella nostra ricerca. Va sottolineata inoltre la difficoltà di ottenere dati accurati in pazienti candidati alla chirurgia bariatrica, dato che è documentata una tendenza alla minimizzazione dei sintomi psicopatologici per favorire l’approvazione all’intervento (Malik et al. 2014). Nonostante tali limiti, i dati disponibili confermano che l’obesità ha un impatto significativo sulla salute mentale, come dimostrato dalla maggiore prevalenza di disturbi psichiatrici in questa popolazione rispetto alla popolazione generale (Malik et al. 2014).

Per quanto riguarda le differenze tra i gruppi di Città della Pieve e Perugia, la maggiore prevalenza di anamnesi positiva per depressione e DCA e i punteggi significativamente più elevati al Body ShapeQuestionnaire (BSQ) nel gruppo di Città della Pieve sono spiegabili considerando la diversa natura dei due campioni. I pazienti di Città della Pieve sono prevalentemente “help-seeker” orientati verso un trattamento psicologico-psichiatrico, mentre i pazienti di Perugia si rivolgono prevalentemente per finalità chirurgiche, dove la valutazione psichiatrica rappresenta un passaggio obbligato e non necessariamente ricercato attivamente. È dunque plausibile che i pazienti del primo gruppo presentino una maggiore consapevolezza del bisogno di supporto psicologico.
Le differenze riscontrate nei test STAXI-2 e BIS-11 risultano anch’esse significative. Il gruppo di Città della Pieve mostra punteggi più elevati nelle sottoscaleAttentionalImpulsiveness (A), Motor Impulsiveness (Ic), NonplanningImpulsiveness (Ac) e in tutti i tre fattori di secondo ordine della BIS-11, oltre che nel punteggio totale. Questi dati sono attribuibili alla maggiore concentrazione di pazienti con DCA in questo gruppo, rispetto al campione di Perugia.
Analizzando l’intero campione di 219 soggetti, i pazienti con DCA presentano punteggi significativamente più elevati nelle sottoscale A, Ic, P, Ac, Cc e nei fattori di secondo ordine della BIS-11, nonché nel punteggio totale. Inoltre, alla STAXI-2, i pazienti con DCA mostrano punteggi più alti nelle sottoscale State Anger (S-Ang), Anger Expression-In (S-Ang/S) e Anger Expression-Out (S-Ang/V), evidenziando deficit nella gestione dell’impulsività e una maggiore propensione all’esperienza e all’espressione della rabbia. Questi dati supportano le evidenze secondo cui la gestione della rabbia e delle emozioni negative svolge un ruolo nell’insorgenza e nel mantenimento del Disturbo da Alimentazione Incontrollata (Dingemans et al. 2017).

Non risultano disponibili, al momento, studi precedenti sull’utilizzo della STAXI-2 in pazienti obesi per un confronto diretto. Relativamente all’impulsività, tuttavia, uno studio su 11.929 uomini e 39.114 donne ha evidenziato che punteggi alla BIS-11 superiori a 71 sono associati a un rischio più elevato di obesità, sottolineando l’importanza dei fattori psicologici e psichiatrici nella prevenzione (Bernard et al. 2017). L’elevata impulsività, come emerso nella nostra valutazione, può dunque essere considerata un fattore di rischio per l’insorgenza e il mantenimento del DCA nei soggetti obesi, e un’adeguata valutazione psicometrica può rappresentare uno strumento utile per il clinico nella formulazione di interventi terapeutici mirati. L’analisi dei dati conferma che nei soggetti con DNA sono presenti punteggi significativamente più elevati sia nelle dimensioni dell’impulsività sia nella tendenza a percepire ed esprimere la rabbia rispetto ai soggetti senza DNA. Queste evidenze sottolineano l’importanza di un assesment psichiatrico approfondito e multidimensionale nella gestione clinica dei pazienti obesi, sia nella fase di screening pre-chirurgico, sia nei percorsi terapeutici, al fine di individuare precocemente vulnerabilità psicopatologiche. I risultati del presente studio evidenziano un’alta prevalenza di tali disturbi nei soggetti obesi, nonché una stretta correlazione con elevati livelli di impulsività e difficoltà nella gestione della rabbia.
L’integrazione di strumenti psicometrici specifici, come la BIS-11 e la STAXI-2, si configura pertanto, come una risorsa preziosa per identificare tratti impulsivi e disfunzioni nella regolazione emotiva, permettendo di progettare interventi terapeutici più mirati e personalizzati.

Conclusioni

L’obesità si configura come una condizione complessa e multifattoriale, frequentemente associata a comorbidità psichiatriche, in particolare ai Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA). Alla luce della psicologia analitica junghiana, l’obesità può essere interpretata non solo come una disfunzione medica o comportamentale, ma anche come un’espressione somatica di sofferenze psichiche profonde non simbolizzate. Il corpo, in tale prospettiva, diviene il teatro dell’inconscio, un luogo in cui emergono conflitti interni e contenuti emotivi rimossi o non integrati nella coscienza.
La fame compulsiva e l’accumulo ponderale possono essere compresi come tentativi maladattivi di colmare un vuoto psichico o di contenere emozioni non mentalizzate, quali la rabbia o la vergogna. In particolare, la rabbia non riconosciuta può manifestarsi come “anger-in”, ossia come un’espressione autodistruttiva di energia emotiva repressa, favorendo dinamiche di autosabotaggio e di svalutazione corporea. Analogamente, l’impulsività può essere vista come una manifestazione dell’Ombra junghiana, ovvero di quei contenuti psichici inconsci che, non integrati, irrompono nel comportamento quotidiano.Sarà quindi fondamentale, sviluppare percorsi terapeutici integrati che combinino approcci nutrizionali, chirurgici e psicoterapeutici, con un’attenzione particolare agli aspetti emotivi e simbolici implicati nell’obesità e nei comportamenti alimentari disfunzionali. La prevenzione delle recidive e il miglioramento dell’aderenza ai trattamenti dipenderanno in larga misura dalla capacità di lavorare clinicamente sulle dimensioni dell’impulsività e della rabbia, che possono rappresentare indicatori di una sofferenza psicologica profonda, spesso non esplicitamente verbalizzata. In quest’ ottica un approccio terapeutico come la terapia analitica breve consente di superare la mera dimensione comportamentale, per esplorare i significati simbolici del sintomo. Attraverso strumenti come l’analisi dei sogni, il lavoro con le immagini interiori e la narrazione del vissuto corporeo, il paziente può avviare un processo di individuazione, trasformando il disagio somatico in un’opportunità di crescita psichica e di riconnessione con il Sé.

Bibliografia

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