Funzionamento familiare, stili di attaccamento e uso problematico di Internet in adolescenza <br> Sonia Mangialavori ,Claudia Russo e Marco Cacioppo

Funzionamento familiare, stili di attaccamento e uso problematico di Internet in adolescenza
Sonia Mangialavori ,Claudia Russo e Marco Cacioppo

Funzionamento familiare, stili di attaccamento e uso problematico di Internet in adolescenza

 

di Sonia Mangialavori ,Claudia Russo e Marco Cacioppo

Università LUMSA di Roma 

Abstract:

Nell’ultimo decennio, conseguentemente al crescente uso di Internet vi è stato un aumento di comportamenti problematici che possono influire sul funzionamento individuale e sociale delle persone, specialmente tra quelle più giovani. L’obiettivo di questo studio è stato quello di esplorare la relazione tra uso problematico di Internet (PIU), stili di attaccamento e la percezione del funzionamento familiare durante l’adolescenza. Hanno preso parte allo studio 266 adolescenti italiani (Maschi = 57.1%; Metà = 16.01; DS = 0.90) che hanno compilato i seguenti strumenti: Young’s Internet Addiction Test (Y-IAT), Relationship Questionnaire (RQ), e il Family Assessment Device (FAD). I risultati dell’analisi correlazionale hanno messo in evidenza come gli stili di attaccamento timoroso e preoccupato, così come la dimensione familiare del problem solving, siano positivamente e significativamente associate ad un uso problematico di Internet. Al contrario, per quanto concerne il funzionamento familiare, la capacità di stabilire ruoli chiari e definiti, una risposta affettiva chiara ed empatica, il coinvolgimento affettivo e il funzionamento familiare generale risultano essere in associazione significativa e negativa con l’utilizzo problematico della rete. In linea con questi risultati, sarebbe consigliabile lo sviluppo di programmi di prevenzione incentrati sulla famiglia per tutti gli adolescenti a rischio di PIU prima che sviluppino una vera e propria dipendenza da Internet. Sono necessarie ulteriori ricerche su questo argomento per sviluppare un processo diagnostico specifico, autonomo e completo per il PIU per evitare sovrapposizioni concettuali e terapeutiche tra PIU ed altri tipi di comportamenti di dipendenza.

Parole chiave:Uso Problematico di Internet, Funzionamento Familiare, Stili di Attaccamento, Adolescenti
*–

Introduzione

Negli ultimi quindici anni il numero dei fruitori del Web, specie in adolescenza, è aumentato esponenzialmente, diventando un vero e proprio fenomeno generazionale (Stavropoulos et al. 2016). Gli adolescenti odierni sono stati infatti definiti “nativi digitali”: un’espressione coniata per la prima volta da Prensky (2001) volta ad indicare tutti coloro che sono nati e cresciuti in una società nella quale Internet ha rivoluzionato le vite degli individui promuovendo la cultura e la democrazia attraverso la condivisione di informazioni e di conoscenza, così come ha facilitato le interazioni tra genere, etnie, classi sociali e confini geografici. Nonostante questi aspetti positivi, l’eccessivo Utilizzo di Internet (UI), soprattutto in adolescenza, ha delle conseguenze negative connesse ad un maggior rischio di sviluppare psicopatologie quali, ad esempio, depressione ed ansia (Lin et al 2011; Schimmenti et al. 2013). L’adolescenza, infatti, è quella fase evolutiva caratterizzata da numerosi mutamenti fisici, così come da significativi cambiamenti psicologici e sociali (Palmonari, 2011). Questi cambiamenti consentono ai ragazzi di acquisire nuove competenze e uno stile di vita personale che, gradualmente, li accompagneranno all’entrata nella vita adulta. Ciononostante, queste trasformazioni rappresentano potenziali fattori in grado di rendere l’adolescenza una fase evolutiva critica rispetto all’assunzione di comportamenti problematici (Cattelino et al. 2011). Tra questi comportamenti a rischio rientra l’utilizzo problematico di Internet e dei suoi dispositivi (come i social media, lo Smartphone e le applicazioni per il gaming online) che, nonostante si differenzi dall’Internet Addiction per le sue caratteristiche meno pervasive e gravi, è comunque un comportamento degno di rilevanza in quanto possibile precursore di una vera e propria dipendenza. Il concetto di Internet Addiction, come variante del comportamento di dipendenza è stato introdotto per la prima volta nel 1998 da Kimberly Young, la quale ha evidenziato come l’uso eccessivo di internet possa causare problematiche personali, familiari e scolastiche/professionali simili a quelle documentate in altre dipendenze consolidate (es. gioco d’azzardo, dipendenza da sostanze psicoattive, alcol, etc.) Tuttavia, diversi autori hanno criticato tale definizione in quanto troppo basata sul modello delle dipendenze patologiche e troppo restrittiva per catturare tutta la popolazione di utenti che potrebbero adoperare Internet in un modo disfunzionale (si veda ad esempio Anderson et al. 2017). Per queste ragioni, anche se in letteratura non vi è ancora un generale consenso relativo a questo tema, si preferisce spesso parlare di utilizzo problematico di Internet (PIU) intendendo un’inabilità a controllare il proprio uso della rete, inabilità che provoca conseguenze negative nella vita quotidiana (Spada 2014). Una recente review (Anderson et al. 2017) ha messo in luce come non esista, ad oggi, una definizione chiara ed univoca del PIU e proprio per cercare di fare più chiarezza su questo fenomeno durante l’età adolescenziale, gli autori propongono un loro modello dimensionale secondo il quale tutto il comportamento varierebbe lungo un continuum, in questo caso da bassi livelli di IU (Utilizzo di Internet) ad alti livelli di IU. Nonostante non vi sia ancora un accordo univoco rispetto alla terminologia da utilizzare, risultano comunque evidenti le ripercussioni negative che un uso eccessivo di Internet può avere sulla vita dell’adolescente (Cacioppo et al 2019). Alcuni autori si sono concentrati maggiormente sulla relazione che intercorre fra PIU e alcuni fattori individuali, quali l’età, il genere, gli stili d’attaccamento e i valori personali (Gámez-Guadix et al. 2015; Odacı and Çıkrıkçı 2014; Russo et al. 2019), mentre altri hanno preferito indagare l’impatto che fattori ambientali e familiari (Chen et al. 2015; Wartberg et al. 2014) hanno sul PIU. I risultati di questi studi mettono in luce come durante l’adolescenza, il genere maschile, un attaccamento di tipo insicuro, un funzionamento familiare problematico e i valori personali di autopromozione siano associati ad un uso problematico del web.
Un recente studio condotto su giovani pazienti a cui era stata diagnosticata una dipendenza da Internet, ha messo in relazione gli aspetti individuali connessi agli stili d’attaccamento con quelli relativi al funzionamento familiare (Şenormanci et al. 2014). I risultati mostrano come i pazienti con Internet Addiction mostrino un stile di attaccamento insicuro e valutino il loro funzionamento familiare come più negativo rispetto al gruppo di controllo, così come riportano problemi in ogni aspetto delle dimensioni valutate dal Family Assessment Device (FAD, Epstein et al. 1983). Sulla base di questi risultati, gli autori evidenziano l’importanza di prendere in considerazione sia le dimensioni relative all’attaccamento che quelle relative al funzionamento familiare nel trattamento di pazienti con dipendenza patologica da Internet, in quanto sia gli aspetti intra-individuali che quelli familiari risultano associati ad un uso problematico ed eccessivo della rete.
Alla luce dei risultati di Şenormanci e colleghi, l’obiettivo del presente studio è quello di analizzare l’associazione tra gli stili di attaccamento degli adolescenti, la loro percezione del funzionamento familiare e la presenza di un uso problematico di Internet. In particolare, in linea con la letteratura internazionale si ipotizza che:
H1: un attaccamento insicuro (preoccupato, timoroso ed evitante) sia associato positivamente e in modo significativo con un uso problematico di Internet.
H2: un funzionamento familiare disfunzionale sia associato positivamente e in modo significativo con un uso eccessivo della rete.

Metodo

Partecipanti e procedura

Hanno preso parte allo studio 266 adolescenti italiani (Maschi = 57.1%), in un’età compresa fra i 15 e i 19 anni (Metà = 16.01, DS = 0.90) residenti a Roma. I partecipanti sono stati coinvolti grazie alla collaborazione con alcune scuole secondarie di secondo grado presenti sul territorio romano. A seguito dell’approvazione del Dirigente scolastico, a ciascun adolescente, previo consenso informato proprio e dei genitori, è stato somministrato il questionario durante l’orario curriculare. Durante la compilazione, che ha richiesto un tempo medio di circa 30 minuti, era presente almeno un membro dell’equipe di ricerca.
Il presente studio è stato condotto in accordo con la legge italiana sulla Privacy e sul consenso informato (DL-196/2003) e in accordo alle norme etiche dell’Associazione Italiana di Psicologia (APA).

Strumenti

Stili di Attaccamento. Per la misurazione degli stili di attaccamento è stato utilizzato il Relationship Questionnaire (RQ, Bartolomew e Horowitz 1991). Esso è un questionario self-report composto da 4 singoli item, su una scala Likert a 7 punti (1=“Non mi descrive per niente”, 7=“Mi descrive in modo accurato”), ciascuno composto da una breve descrizione dei differenti pattern di attaccamento. Lo strumento può essere utilizzato con adolescenti, giovani adulti e adulti. Un esempio di item, relativo all’attaccamento sicuro è: “È facile per me essere emotivamente vicino agli altri. Sono a mio agio nel dipendere dagli altri e nel sapere che gli altri dipendono da me. Non mi preoccupa essere da solo o che gli altri possano non accettarmi”. Il RQ ha dimostrato di avere una buona validità interna sia rispetto a campioni di adulti (Barholomew & Shaver 1998), sia rispetto agli adolescenti (Pace et al. 2016).
Funzionamento Familiare. Per la misurazione del funzionamento familiare è stato utilizzato il Family Assessment Device (FAD, Epstein et al. 1983; Validazione italiana di Roncone et al. 1998). Esso è uno strumento self-report composto da 60 item, su una scala Likert a 4 punti (1=“Fortemente d’accordo”, 4=“Fortemente in disaccordo”). Ciascun item è formato da una breve descrizione rispetto ai membri di una famiglia tipica e al loro funzionamento. La FAD misura, attraverso 6 sottoscale, le 6 dimensioni del modello del funzionamento familiare di McMaster (Epstein et al. 1983) e fornisce, inoltre, di una misura aggiuntiva rispetto al funzionamento familiare generale. Le sei sottoscale sono: Problem Solving (6 item), che misura la capacità di ciascuna famiglia di risolvere problemi in modo efficace sia all’interno sia all’esterno del contesto familiare; Comunicazione (9 item) lo stile comunicativo prevalente all’interno della famiglia che può essere chiaro e diretto o vago e indiretto; Ruoli (9 item), valuta la capacità della famiglia di stabilire regole di comportamento fra i suoi membri; Risposta Affettiva (6 item), si riferisce all’abilità dei membri della famiglia di rispondere alle situazioni in modo emotivamente appropriato; Coinvolgimento Affettivo (7 item), ovvero la capacità dei membri della famiglia di essere coinvolti e interessati alle attività degli altri membri della famiglia; Controllo Comportamentale (9 item), si riferisce all’abilità della famiglia di mantenere degli standard comportamentali. Il funzionamento generale familiare viene misurato attraverso la media di 12 item.
Uso Problematico di Internet. Per la misurazione dell’uso problematico di Internet è stata utilizzata la Young’s Internet Addiction Test (Y-IAT, Young & Rogers 1998; validazione Italiana di Faraci et al. 2013). La scala formata da 20 item, su scala Likert a 5 punti (1=“molto di rado”; 5=“molto spesso”) misura il ritiro, i problemi sociali, la gestione del tempo, la performance e la sostituzione della realtà nei web-users. Il punteggio totale può variare da un minimo di 20 a un massimo di 100. Coloro che ottengono un punteggio minore di 40 sono classificati come utenti non problematici, coloro che ottengono un punteggio compreso fra 40 e 69 sono considerati utenti borderline, infine, un punteggio compreso fra 70 e 100 indica un utente problematico.

Analisi dei dati

In un primo momento sono state condotte le statistiche descrittive preliminari (media, deviazione standard ed intervallo) della variabili oggetto di esame. In un secondo momento è stata effettuata un’analisi correlazionale (Coefficiente r di Pearson) per verificare la presenza di un’eventuale associazione significativa fra le variabili oggetto di indagine.

Risultati

Nella tabella 1 sono riportate le statistiche descrittive (media, deviazione standard e intervallo) delle variabili oggetto di indagine.

Tabella 1. Analisi descrittive delle variabili oggetto di indagine

 

 

 

 

 

M

DS

Range

Stili di attaccamento

 

 

 

Sicuro

4.00

1.89

0-7

Spaventato

3.67

1.86

0-7

Preoccupato

3.38

2.06

0-7

Evitante

3.01

1.84

0-7

Funzionamento familiare

 

 

 

Problem Solving

2.12

0.43

1-4

Comunicazione

2.20

0.29

1-3

Ruoli

2.71

.29

1-3

Risposta Affettiva

2.49

0.33

1-3

Coinvolgimento Affettivo

2.98

0.45

1-4

Controllo comportamentale

2.82

0.27

1-3

Funzionamento Generale

2.36

0.22

1-3

Uso
problematico di Internet

 

 

 

IAT

31.89

9.20

0-67

Considerato che il cut-off per l’individuazione di uso problematico di Internet è >70, è possibile affermare come i partecipanti alla ricerca siano mediamente utenti non problematici (M=31.89; DS=9.20).

Nella Tabella 2 sono riportate le correlazioni calcolate con il coefficiente r di Pearson.

 

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

12

Stili di Attaccamento

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1. Sicuro

1

-.24**

-.20**

-.14*

-.09

-.07

.11

.02

-.00

-.03

-.01

-.07

2. Spaventato

 

1

16*

14*

18**

-.02

-.17**

-.21**

-.22**

-.17**

-.05

.14*

3. Preoccupato

 

 

1

-.05

.11

.09

-.11

-15*

-.20**

-.09

-.15*

.21**

4. Evitante

 

 

 

1

-.06

-.07

.05

-.09

.01

.10

-.01

.06

Funzionamento
Familiare

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

5. Problem Solving

 

 

 

 

1

.22**

-.11

-.17**

-.44**

-.26**

.13*

.14*

6. Comunicazione

 

 

 

 

 

1

.03

.13*

-.06

-.13*

.23**

-.05

7. Ruoli

 

 

 

 

 

 

1

.22**

.33**

.28**

.25**

-.28**

8. Risposta Affettiva

 

 

 

 

 

 

 

1

.39**

.26**

.27**

-.22**

9 Coinvolgimento Affettivo

 

 

 

 

 

 

 

 

1

.44**

.07

-.34**

10. Controllo Comportamentale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1

.05

-.09

11. Funzionamento Generale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1

-.20**

Uso Problematico di Internet

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

12.
IAT

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1

Attraverso l’analisi correlazionale è emerso come gli stili di attaccamento timoroso e preoccupato, così come la dimensione familiare del Problem Solving, siano positivamente e significativamente associate all’utilizzo problematico di Internet. Al contrario, la capacità di stabilire ruoli, la risposta affettiva, il coinvolgimento affettivo e il funzionamento familiare generale risultano essere in associazione significativa e negativa con l’utilizzo problematico di Internet.

Discussioni e conclusioni

Il presente studio ha assunto come obiettivo quello di indagare l’associazione che intercorre fra gli stili di attaccamento, il funzionamento familiare e il PIU in un gruppo di adolescenti italiani, con lo scopo di unire la teoria dell’attaccamento a quella dei sistemi familiari nello studio dei comportamenti problematici in adolescenza, come quello dell’utilizzo di Internet.
I risultati ottenuti dallo studio sono in linea con quanto riscontrato dai precedenti studi presenti in letteratura, in quanto gli stili d’attaccamento timoroso e preoccupato sono risultati significativamente e positivamente associati con un uso problematico di Internet in adolescenza (Cacioppo et al. 2019; Şenormanci et al. 2014). Infatti studi precedenti hanno dimostrato come uno stile d’attaccamento insicuro (specialmente quello preoccupato e timoroso) possa indurre gli adolescenti ad utilizzare Internet come un rifugio virtuale per proteggersi da sentimenti di solitudine, da paure sulle interazioni reali e da un senso di inefficacia relazionale (Laghi et al. 2013; Schimmenti e Caretti 2010) e sembra svolgere un ruolo nell’insorgenza del PIU durante l’adolescenza (Schimmenti et al., 2013). Per quanto riguarda le dimensioni del funzionamento familiare solo quella relativa al problem solving risulta positivamente associata al PIU. Secondo Epstein e Bishop (1983), infatti, la dimensione del problem solving fa riferimento all’abilità della famiglia di superare le difficoltà in modo tale da preservare un efficace funzionamento familiare. Un problema familiare è definito come una situazione difficile in merito alla quale la famiglia ha delle difficoltà nel trovarvi soluzione e la cui presenza minaccia l’integrità e la capacità funzionale di quest’ultima. Non tutte le situazioni difficili quindi sono considerate problematiche, ma esclusivamente quelle che interferiscono con il normale funzionamento della famiglia. Dal punto di vista teorico, i problemi sono suddivisi secondo due tipologie: strumentali ed affettivi. La categoria dei “problemi strumentali” fa riferimento a difficoltà che insorgono nella gestione di aspetti materiali e pratici della vita quotidiana come la gestione del denaro, la scelta del posto in cui vivere, l’approvvigionamento di cibo, di vestiario etc. Quella dei “problemi affettivi” riguarda invece problematiche che insorgono nella gestione delle emozioni, dei sentimenti e delle relazioni. Gli autori sottolineano come le famiglie che hanno delle difficoltà nel risolvere problemi strumentali difficilmente riescono ad affrontare quelli affettivi, al contrario, le famiglie che hanno difficoltà nel trovare soluzione ai problemi affettivi non necessariamente presentano difficoltà nel risolvere quelli strumentali. Siccome le dimensioni della risposta affettiva e del coinvolgimento affettivo risultano associate negativamente ad uno uso problematico della rete, si potrebbe speculare che la percezione della famiglia a cui appartiene l’adolescente con un uso problematico di Internet sia caratterizzata da membri che siano più abili nel risolvere problemi pratici e strumentali piuttosto che affettivi e che proprio questo deficit della componente affettiva sia associato ad un uso spropositato del web da parte dell’adolescente, anche per cercare informazioni e risolvere questioni inerenti la vita di tutti i giorni. Infatti i risultati della correlazione indicano come un uso problematico di Internet da parte dell’adolescente sia più frequente in famiglie che presentano ruoli scarsamente definiti o estremamente rigidi, difficoltà nell’esperire un’ampia gamma di risposte affettive congruenti allo stimolo sia per intensità che per durata e uno scarso coinvolgimento affettivo. Inoltre, i risultati sopracitati trovano conferma nell’ulteriore risultato emerso che evidenzia come un funzionamento familiare disfunzionale sia associato ad un utilizzo problematico della rete da parte dell’adolescente. Data la natura bidirezionale dell’analisi correlazionale è anche possibile ipotizzare che un eccessivo utilizzo di Internet abbia la capacità di modificare la permeabilità dei confini familiari causando un cambiamento del flusso di informazioni tra i vari membri (Lin e Tsai 2002) o anche che uno smodato uso della rete da parte dell’adolescente possa alterare il funzionamento familiare portando a problemi nelle vite e nelle relazioni dei giovani con i membri della famiglia (Carvalho et al. 2015). I nostri risultati sono in linea anche con quanto evidenziato da Şenormanci e colleghi che hanno, infatti, riscontrato come anche tra i pazienti con Internet Addiction i punteggi medi delle dimensioni della FAD siano maggiori rispetto a quelli ottenuti dai controlli.
Questo studio è uno dei pochi che cerca di mettere in relazione l’uso problematico di Internet dell’adolescente con gli stili d’attaccamento e il funzionamento familiare. Nello specifico, il ruolo svolto dagli stili d’attaccamento, in particolare di quello preoccupato e timoroso, contribuisce a spiegare aspetti di vulnerabilità dell’adolescente che, insieme ad un’organizzazione familiare poco funzionale, possono condurre l’adolescente a rifugiarsi in una delle centinaia di realtà del web (Park et al. 2008). Rivestono quindi un ruolo decisivo e protettivo rispetto al PIU un attaccamento sicuro e dimensioni del funzionamento familiare quali la vicinanza emotiva, l’ascolto chiaro ed empatico e la capacità di modificare i modelli d’interazione reciproca tra i membri della famiglia. Al contrario un contesto familiare disfunzionale sembra maggiormente associato al rischio di PIU in adolescenza così come anche una comunicazione non sana all’interno del sistema familiare. Per questo motivo sarebbe auspicabile lo sviluppo di programmi preventivi incentrati sugli adolescenti a rischio di PIU e i loro familiari, prima che sviluppino una vera e propria dipendenza da Internet.
Questo studio ha come punto di forza quello di aver messo in relazione sia aspetti individuali come gli stili d’attaccamento che aspetti familiari con l’utilizzo problematico di Internet in adolescenti a cui non è stata precedentemente fatta diagnosi di Internet Addiction, laddove gli studi precedenti si sono concentrati su un campione clinico di giovani adulti (Şenormanci et al. 2014). Per quanto riguarda i limiti, essendo un disegno correlazionale non è possibile stabilire relazioni di causa-effetto tra le variabili, ma solo legami di natura associativa. Inoltre, sono necessari ulteriori studi che indaghino più a fondo la relazione fra la dimensione del problem solving e il PIU, motivo per cui il risultato ottenuto in questo studio necessita di essere interpretato con cautela, data anche la sua debole, seppur significativa, correlazione. Infatti, anche secondo Billieux et al. (2015), ulteriori ricerche su questo argomento sarebbero necessarie al fine di sviluppare uno specifico, autonomo processo diagnostico per il PIU in modo da evitare sovrapposizioni concettuali e di trattamento tra l’uso problematico del web ed altri tipi di comportamenti di dipendenza.

Bibliografia

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